Videosorveglianza in condominio: regole e normative da seguire
Il codice civile italiano stabilisce chiaramente le regole per l’installazione di impianti di videosorveglianza in condominio. Secondo la legge, è consentita l’installazione di telecamere sulle parti comuni dell’edificio al fine di monitorarle. Questo include aree come il portone d’ingresso, i cortili, i parcheggi e i muri esterni.
L’obbligo di esporre cartelli di avviso della presenza di telecamere è essenziale in questi casi. È importante sottolineare che, in conformità con la normativa sulla privacy, ogni sistema di videosorveglianza comporta il trattamento dei dati personali dei soggetti ripresi. Tali dati non devono essere conservati oltre le finalità del trattamento, di norma entro 24 o massimo 48 ore, e devono essere protetti con adeguate misure di sicurezza per garantire l’accesso solo alle persone autorizzate.
Ogni condominio che decide di installare un impianto di videosorveglianza è tenuto a nominare un responsabile della privacy. In alternativa, l’amministratore del condominio può essere nominato responsabile del trattamento dei dati personali, previo consenso dell’assemblea condominiale.
Approvazione dell’assemblea e maggioranza necessaria
Per installare un impianto di videosorveglianza in condominio, è richiesta un’apposita delibera assembleare di approvazione. Questa delibera deve ottenere una maggioranza pari al numero di voti dei condomini partecipanti all’assemblea che rappresenti almeno la metà del valore dell’edificio secondo le tabelle millesimali.
Una recente sentenza del tribunale di Roma ha confermato la validità di una delibera che approvava la videosorveglianza sull’intero perimetro esterno del palazzo. La sentenza ha chiarito che tale decisione rientra nei poteri dell’assemblea, indipendentemente dalle fasi successive di completamento del sistema.
D’altra parte, un singolo condomino può installare telecamere per sorvegliare la sua proprietà esclusiva senza richiedere l’autorizzazione dell’assemblea. Tuttavia, è fondamentale che queste telecamere non riprendano aree comuni o proprietà dei vicini. È responsabilità del condomino posizionare le telecamere in modo da controllare solo gli spazi di sua esclusiva appartenenza, evitando di allargare il raggio di ripresa alle aree comuni, anche se le immagini non vengono registrate e memorizzate.
Videosorveglianza illecita: conseguenze legali
Chiunque, condominio o singolo condomino, installi un sistema di videosorveglianza senza rispettare le regole può commettere il reato di interferenze illecite nella vita privata. Questo reato è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e prevede il risarcimento del danno morale causato alle persone riprese abusivamente.
Il reato di interferenze illecite nella vita privata si configura quando, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si ottengono indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi di privata dimora. Il Garante per la protezione dei dati personali ha precisato che, nella videosorveglianza privata, l’angolo visuale delle riprese deve limitarsi ai soli spazi di propria esclusiva pertinenza, escludendo ogni forma di ripresa relativa ad aree comuni o a zone di pertinenza di soggetti terzi.
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